progetti / Casa con anima / Showroom arredi Licciardello / 2010
Nel contesto urbano della cittadina siciliana di Gela lo studio Castellana è stato chiamato a rinnovare i locali di uno showroom di complementi e arredi di design. Qui l’incompiuto della città inonda l’interno influenzando gli elementi architettonici. Tutto rimane sospeso, incompleto.
Il burbero pilastro entra in contrasto con la purezza dei pavimenti in laminato bianco. Il granuloso e rude fiuta il suo opposto, liscio e ben levigato. La pavimentazione col suo colore chiaro estende lo spazio, al contrario il soffitto buio e opaco schiaccia e cattura la quotidianità degli ambienti.
La zona espositiva riunisce i diversi spazi della vita quotidiana (cucine, salotti, camere da letto), oggetti che si fanno portavoce di memorie familiari, di abitudini di ogni giorno; come il caffé caldo al mattino, la lettura pomeridiana di un libro o il notturno zapping televisivo.
In questo contesto la pianta del soffitto sembra divenire la pianta del piano calpestabile, come in un mondo delle meraviglie alla rovescia; già col suo colore scuro sembra richiamare l’asfalto della strada adiacente.
Gli impianti tecnici vengono portati all’esterno, quasi a cercare quella verità costruttiva ormai persa e divengono elementi di decorazione: i nodi delle tubazioni presentano raccordi colorati di rosso.
E ancor più interessanti sono i blocchi parallelepipedi che sembrano scandire il soffitto secondo una maglia perlopiù regolare. Questi elementi fingono di essere delle travi, e il paradosso continua, perché essi si discostano dai pilastri, non chiudendo l’ipotetica struttura intelaiata. La pseudo_trave diffida dal piedritto e si arretra, rimanendo immobile e sospesa, ma nello stesso tempo si svuota e illumina il salone mostrandoci la sua vera identità di lucernario.
Un rapporto trave_pilastro in continua tensione; una sorta di attrazione_repulsione.
Tensione emotiva che si ritrovano nei “tagli” del pavimento, come dei solchi che marcano il terreno delimitando i diversi spazi dell’abitacolo. Essi sono realizzati in acciaio e assolvono la loro funzione di giunti di dilatazione.
La parete che corre per tutto il lato lungo dello showroom è rivestita con doghe in legno con posa verticale e lasciate allo stato rustico, non rifinito, come quelle utilizzate a contenere il calcestruzzo nelle carpenterie; sempre in linea con la poetica dell’incompiuto, del non_finito. I materiali utilizzati sono tipici del linguaggio architettonico dell’abusivismo in una delineazione poetica ed evocativa dello spazio.
Le aperture della parete a sud divengono per i passanti finestre sul quotidiano: racconto di brandelli di vita, episodi di esistenza, un GF da guardare e criticare.
L’architetto restituisce così all’individuo il proprio universo, il suo microcosmo da abitare, una casa con anima da amare.
Silvana Pellegrino Filorizzo